In una notte d’estate in una stanza buia
Entrò un frammento della luce eterna del Signore
Urlando come se avesse inghiottito la luna ardente
Nelle braccia di sua madre c’era tutta la bellezza possibile
Come le parole mancanti di una preghiera che non sarei mai riuscito a fare
In un mondo così duro e sporco così disonesto e confuso
In cerca di un po’ della misericordia di Dio
Ho trovato la prova vivente
(…)
Stanotte restiamo sdraiati sotto la grondaia
Proprio una banda compatta di ladri felici
E quando quel treno arriverà, saliremo a bordo
E ruberemo ciò che potremo
dai tesori, dai tesori del Signore
Bruce Springsteen, Living proof
Il nuovo che irrompe come una splendente bomba di luce, fragile ma capace di ridefinire il mondo che ci circonda.
Ci sono canzoni che uno canta, pur non avendone mai ascoltato attentamente il testo (Whiskey in the Jar, cantata dai Metallica). Altre di cui rimangono impresse le immagini del video (Man on fires, dei Magnetic Zeros). Altre che richiamano il film a cui sono legate (Society, di Eddie Vedder). Altre ancora si legano al suono della loro chitarra (Immigrant song, dei … non c’è bisogno di scriverlo). In altre è la voce a costituirne l’anima (Hurt, cantata da Cash), mentre in altre è la freschezza (Drive, dei Gaslight Anthem). E così via.
Ce n’è una che ho ascoltato solo una volta. Non ne ricordo la musica, non una singola nota. Non l’ho più ascoltata, perchè sono i versi che me l’hanno resa indimenticabile, nient’altro.
“Forse uno degli inni alla paternità più belli mai scritti”, secondo p. Antonio Spadaro.
Lo splendore di una luce esplosiva.
C’è qualcosa di divino nelle urla di un bimbo appena nato. Un grido che non può essere messo a tacere, un esplosione di vita che non può essere intrappolata. C’è l’affermazione della propria esistenza, della insopprimibile presenza del nuovo che è arrivato, a rimanere per sempre. La stessa strabordante energia che forse ha avvolto il sepolcro in quel lontano “primo giorno dopo il sabato”, primo giorno di una nuova creazione.
E chissà che profumo in quella primavera. Forse lo stesso profumo di libertà che circonda la testa di un bambino appena nato. In questo fragile frammento di divinità è davvero contenuta una promessa.
Come diceva Chesterton “è il bimbo colui che è pronto per il nuovo mondo”.
Maco