E così, anche quest’anno la Quaresima mi spalanca le porte sconosciute e affascinanti del deserto. Un luogo strano, terribile e allo stesso tempo propizio per chi vuole fare pulizia dentro di sé.
Mi ricordo di un frate francescano in Terra Santa, che dopo aver camminato per alcune ore nel deserto di Giuda si era soffermato a guardarsi i sandali.
“Cosa c’è, qualche vescica?”
“No, no. È solo che ogni volta che cammino nel deserto succede ai sandali la stessa cosa che succede alla mia anima: guarda, come sono puliti.”
Di sicuro per me oggi prevale più l’aspetto positivo del deserto, il suo forte richiamo all’ascolto, al silenzio; anche se rimbombano dentro le orecchie le parole di Mosè al suo popolo: “Poi partimmo dall’Oreb e attraversammo tutto quel deserto grande e spaventoso che avete visto”, “questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua”.
Ci camminerò. Quaranta giorni, quaranta notti. Intanto tengo fra le mani questa poesia/domanda di Nelly Sachs:
Se i profeti irrompessero
per le porte della notte,
incidendo ferite di parole
nei campi della consuetudine,
riportando qualcosa di remoto
per il bracciante
che da tempo a sera ha smesso di aspettare
…
Orecchio degli uomini
attento alle piccolezze,
sapreste ascoltare?
Saprò far incidere dai profeti i campi della mia routine quotidiana? Lascerò che il mio cuore sanguini? Oppure le meschinità, le grettezze, la superficialità l’avranno vinta?
Sorrido, perchè di tutto il brano delle tentazioni così travolgente di immagini, solo una frase continua a riecheggiarmi nell’animo: “ ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano”. Dio, che splendore. Questo attendo al termine del deserto, alla fine della notte, quando finalmente la primavera sboccerà.
Maco