Sai che cosa si sentono dire continuamente i personaggi dei racconti di Natale?
Te lo dico: “Non temere”. “Non avere paura”.
E’ un continuo: Giuseppe, Maria, i pastori…
Esclusi il bue e l’asinello, tutti gli altri, praticamente, continuano a sentire questo invito: Non avere paura.
Sono passati duemila anni da quei giorni. E in queste ultime settimane ho avuto l’ennesima conferma: la gente ha paura. Ma perché? Per la famosa “strategia” della tensione? Non credo.
Quello che fa più paura è un sospetto.
Un sospetto che dapprima si insinua, poi serpeggia, e infine dilaga in noi. Qui. Adesso. In Italia. E’ il sospetto che nessuno abbia a cuore l’altro.
E dunque che gli altri non abbiano a cuore noi.
Credo che sia questa la sensazione più brutta, che genera la paura più grande.
D’accordo.
Ma sono convinto che di fronte a questo, la protesta non basta più. E non sto parlando della protesta dei giovani studenti, o di quella dei lavoratori o dei terremotati dell’Aquila. Parlo della protesta generale e senza oggetto, della lamentela che ormai va di moda: quella che fa dire a tutti che tutto è sbagliato e niente è giusto.
Vera o non vera questa giaculatoria ormai non regge più. Ci vuole una proposta.
Io voglio proporre qualcosa di diverso: un modo di vivere in cui l’altro conta. Io voglio vivere in un modo tale, da far sì che l’altro senta, che per me conta. Non mi importa se sono uno sconosciuto o non faccio la differenza. Io lo voglio.
Anche domani, come duemila anni fa, nascerà un bambino:
io VOGLIO che quel bambino non abbia paura.
Buon Natale amici
Quanto hai ragione don.
Senza l’altro non siamo nessuno: Quanto ci aiuta uno sguardo donato e ricevuto, una mano tesa e una mano accolta, un sorriso…. e la certezza di essere compagni di viaggio così che la strada – anche se aspra a volte – è bella da percorrere insieme.
Ancora un’alba sul mondo:
altra luce, un giorno
mai vissuto da nessuno,
ancora qualcuno è nato:
con occhi e mani
e sorride
D.M. Turoldo
…e allora ci sia sempre un sorriso e un Natale buono per tutti
franca