Mar 142017
 

But I was late for this, late for that,
late for the love of my life
And when I die alone, when I die alone,
when I die I’ll be on time

(Ma sono arrivata tardi per questo, tardi per quello,
tardi per l’amore della mia vita

E quando morirò da sola, quando morirò da sola,
quando morirò sarò puntuale)

The Lumineers – Cleopatra

 

Non meno importante della benedizione divina, però, è ciò che avviene in seguito: «E lo spirito del Signore cominciò a vibrare in lui nel campo di Dan, fra Zorah ed Eshtaol».
Cos’è esattamente questo «spirito del Signore»? Un senso del proprio destino, della propria missione, o un fremito di intima ispirazione? Il verbo ebraico lefaem, «battere, palpitare», evoca chiaramente le pulsazioni del cuore che aumentano di intensità nei momenti di grande emozione. E questo suono, ripetuto e inquieto, sembrerà scaturire dal corpo di Sansone e dalla sua anima in ogni momento della sua vita. […]
Una lettura testuale del brano biblico rivela però che a risvegliare quel «palpito» non era un senso di ispirazione o di missione ma qualcosa di molto diverso e sorprendente. Cosa fa infatti Sansone nel momento in cui lo spirito divino vibra in lui? Raccoglie un esercito per salvare il suo popolo dai filistei? Cerca sostegni politici all’interno della tribù? Si reca a chiedere la benedizione e l’appoggio del grande sacerdote? No e poi no: Sansone si risveglia all’amore. «Sansone scese a Timnata e vide una donna, figlia di filistei.»
Il giovane torna a casa, a Zorah, da suo padre e sua madre: «Ho visto a Timnata una donna filistea. Or dunque, prendetemela per moglie», dice. E nonostante non pronunci la parola «amore», quella frase lascia trapelare la fermezza e la forza dei sentimenti che gli si agitano dentro.

David Grossman – Il miele del leone

 

Il libro di Grossman è una piccola sorpresa ogni volta che lo rileggo. Sansone riprende vita e si scrolla di dosso l’aura da fiaba per bambini che sempre fa capolino dentro di me quando lo penso.Uomo inquieto, in cui però lo Spirito di Dio è così presente da essere percepito come qualcosa di fisico.Un uomo solo, alla continua ricerca di qualcuno da amare e da cui essere ricambiato, ma comunque condannato dal tradimento di chi gli sta vicino.

Come non amarlo?

 Maco

Mag 162016
 

Benjamin Franklin Parkway Messa 1

 

«L’educazione dei figli è impresa per adulti disposti ad una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l’affetto necessario.
Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri. Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna. Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro; siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani con slancio anche quando sembrerà che si dimentichino di voi.
Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande, non siate voi la zavorra che impedisce di volare. Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che bisogna decidere, e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente.
Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e la stima che voi avete di loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio delle passioni, il gusto per le cose belle e l’arte, la forza anche di sorridere. E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato; e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di essere uomo di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato.
I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentro la fiducia in Dio e il gusto di vivere bene.»

C.M.Martini – Sette dialoghi con Ambrogio

 

Vorrei questo: genitori adulti, consapevoli che quello che stanno vivendo è un’impresa. Mettere al mondo qualcuno è quanto di più naturale ci sia. Renderlo uomo, beh non ha niente di naturale. È qualcosa di soprannaturale che passa attraverso i gesti del quotidiano. “Non saprei dire se ci sia un gesto più efficace di mio padre che incomincia le preghiere […]; la vita dei figli sarà segnata per sempre dal modo con cui la madre accoglieva i bambini e sosteneva le fatiche per crescerli”.

C’è una grandezza che passa dall’infinitamente piccolo, ci sono valori eterni ed enormi che vengono interiorizzati per osmosi giorno dopo giorno, grazie ai gesti di noi adulti. Questo vorrei chiedere ai genitori che mi sfilano davanti, incontro dopo incontro e riunione dopo riunione. Cosa stai dando a tuo figlio di grande? Di bello? Quali valori gli stai insegnando per i quali vale la pena lottare? E per i quali vale la pena giocarsi in tutto e per tutto?

I nostri figli percepiscono la limpidezza e l’inesauribile mistero della vita, insieme con la sua fragilità e la spaventosa possibilità del male, attraverso i nostri discorsi, le nostre reazioni e ancor più grazie ai nostri gesti che diventano segni. Segni di qualcosa di più grande. Appunto: Sei forte abbastanza per l’amore ordinario? Perché è nell’ordinario che i nostri figli ci chiedono semi e segni di eternità. Cosa stai insegnando loro ad amare?

Maco

Mar 282016
 

Pioppo

 

“Quando non ho nessun posto dove andare, torno qui. Quando non ho niente, torno qui. Torno qui e dal niente tiro fuori qualcosa. Posso vivere ai limiti della sussistenza; non c’è niente da comprare, nessuno da impressionare. Da queste parti tutto ciò che importa alla gente è la tua etica sul lavoro e la tua gentilezza e la tua competenza. Torno qui e ritrovo la mia voce come qualcosa che mi è scivolato dalle tasche, come un souvenir sepolto a lungo. E ogni volta che ritorno sono circondato da persone che mi amano, che si occupano di me, che mi accolgono sotto una tenda di calore. Qui riesco a sentire le cose, il mondo pulsa in maniera diversa, il silenzio vibra come una corda pizzicata milioni di anni fa; c’è musica tra i pioppi tremuli e gli abeti e le querce e persino tra i campi di mais essiccato. Come fai a spiegarlo a qualcuno? Come fai a spiegarlo a qualcuno che ami? Cosa succede, se poi non capisce?”

Nickolas Butler -Shotgun Lovesongs 

Ciascuno di noi dovrebbe avere un luogo simile. Un posto dove si ritorna e dove non c’è nessuno da dover impressionare. Un luogo amico dove le persone che ci circondano ci scaldano come sotto una calda vecchia coperta protettiva. Non dobbiamo conquistare il loro amore, lo abbiamo già fatto. Non dobbiamo preoccuparci di ciò che siamo, ci conoscono e rispettano già da tanto tempo.
È proprio qui, nel silenzio che vibra, che il modo intero assume una consistenza diversa e sembra svelare la musica che lo pervade.
Ciascuno di noi dovrebbe avere vicino qualcuno capace di sentire quello che il nostro cuore sente, capace di camminare sulla seta mentre si addentra nella nostra delicata e fragile anima. Qualcuno che raccolga e ci aiuti a custodire la nostra vera voce.

Maco

 

 

Dic 212015
 

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In these bodies we will live, in these bodies we will die
And where you invest your love, you invest your life
Awake my soul
Awake my soul
You were made to meet your maker
You were made to meet your maker

Mumford & Sons

 

Sbarco all’aeroporto di Lusaka dopo ore di aereo e sudore. Per me rimane ancora un mistero il fatto che una scatola di metallo riesca a volare, senza schiantarsi in terra come regola normale della sua esistenza.

Arrivo da Milano e mi controllano se ho l’Ebola. Un bello spot anche se un po’ illogico, tanto più che alla mia partenza nessuno si preoccuperà di niente. In un mondo dove finalmente sono io ad essere il diverso, la voce di Paolo che mi chiama aldilà del punto d’ingresso mi riempie di gioia. Eccoci insieme per i prossimi 16 giorni.

Sarebbe sterile ripercorrere giorno per giorno quello che ho vissuto. E quindi trascrivo solo due considerazioni  (fra le tante) che mi sono sedimentate dentro.

In questi giorni e mesi sono davvero troppi gli scandali che riguardano la chiesa nella sua struttura gerarchica sull’uso e la gestione del potere e del denaro (spesso mi sono chiesto per questi sacerdoti, e mi piacerebbe chiederglielo di persona,  dove hanno smarrito la loro originaria vocazione di chiamati a servire Dio e il prossimo, dove le incrostazioni dell’ambizione e delle compensazioni affettive hanno strozzato il cuore e lo slancio di quando hanno promesso la loro totale dedizione al Vangelo). Con don Paolo siamo andati dopo due giorni dal nostro arrivo nella banca più “vicina” al villaggio rurale dove lui svolge il suo ministero. Ne è uscito dopo un’ora e mezza dicendo “Bene, con questo ho già finiti tutti i soldi che mi sono portato dall’Italia”. Già dispersi nei mille rivoli del sostegno concreto verso ragazzi e ragazze (che studiano e devono pagarsi le tasse, l’affitto, il cibo), verso orfani e vedove. “Quando tornerò in Italia fra qualche anno, il mio conto in banca sarà di sicuro in rosso”. Eh beh…, con buona pace dei vari Bertone, abati di Montecassino e preti brianzoli che vanno in crociera dicendo d’essere in ritiro spirituale.

Mi sono sentito a casa. Ho ritrovato amici di venti o più anni fa, con i quali la relazione è stata semplice immediata e sciolta. Avevo paura di essere un peso o disturbare, invece mi sono sentito pienamente accolto nella loro vita quotidiana. Uomini di una enorme disponibilità: ho partecipato alle loro discussioni, ho condiviso le loro riflessioni sulla loro vocazione missionaria, le loro critiche sul loro stesso operato. Mi hanno sopportato con molta gentilezza e spesso mi hanno fatto partecipe delle loro difficoltà e di ciò che li rende orgogliosi. Ho conosciuto l’Africa? Neanche per sogno. Nemmeno un poco. Ma ho avuto la grazia di ritrovare amici che non chiedono altro di annunciare ciò che li ha fatti innamorare decenni fa. E lo fanno fra difficoltà e gioie, come ogni buon padre di famiglia, spendendosi fino in fondo perché la vita di coloro che amano sia piena.

Maco