Guai a voi, che aggiungete casa a casa
e unite campo a campo,
finché non vi sia più spazio,
e così restate soli ad abitare
nel paese.
Isaia 5
Mi è ricapitato fra le mani il famoso discorso di Bob Kennedy sul Pil, quello in cui diceva:
Con troppa insistenza e troppo a lungo, sembra che abbiamo rinunciato alla eccellenza personale e ai valori della comunità, in favore del mero accumulo di beni terreni. Il nostro Pil ha superato 800 miliardi di dollari l’anno, ma quel PIL – se giudichiamo gli USA in base ad esso – comprende anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il Pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, ed i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Comprende le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l’intelligenza del nostro dibattere. Il Pil non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.
Robert Kennedy marzo 1968
Ok. È come sparare sulla Croce Rossa.
Penso allo spread e tutti gli strilli che lo accompagnano ad ogni sua puntualissima apparizione. Siamo incatenati a un riflesso pavloviano economico. Niente di nuovo: da sempre i soldi guidano la politica, che oggi tra l’altro si ritrova sempre più serva e in affanno di fronte ad orizzonti economici che la prevaricano e la schiacciano al ruolo di contabile. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale da sempre usano il credito come bastone per influenzare più o meno velatamente alcune politiche dei paesi indebitati.
Ok. Continuiamo il massacro: questa Ue così poco amata dagli italiani, non è forse un misero spettacolo che richiama alla memoria certe riunioni condominiali? E non è forse un continuo tira e molla sui fondi, sui finanziamenti, sui debiti, sui crediti e via dicendo?
Parlate con qualcuno della Unione Europea e vedrete che a ben pochi verrà in mente di associarla alla bellezza di una poesia, alla solidità dei valori (quali?) legati alla famiglia o alla qualità dell’educazione. Lasciamo stare.
Ci siamo talmente focalizzati sulla ricchezza che oramai non produciamo più per consumare ma consumiamo per produrre, in un meccanismo impazzito dove chi è padrone del vapore non saprebbe più, né potrebbe, fermarlo. È “un Modello di sviluppo atroce, sfuggito dal controllo anche di chi pretende di governarlo, ci sta schiacciando tutti, uomini e donne di ogni mondo” sostiene M. Fini, e su questo non possiamo che dichiararci d’accordo con lui.
Rimangono aperte due domande: cosa rende una vita degna di essere vissuta? Possiamo essere orgogliosi d’essere italiani?
Maco