Dic 022015
 

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You got a face not spoiled by beauty
I have some scars from where I’ve been
You’ve got eyes that can see right through me
You’re not afraid of anything they’ve seen

I know a girl who’s like the sea
I watch her changing every day for me
One day she’s still, the next she swells
You can hear the universe in her sea shells

Paul Hewson

 

Mi chino ogni giorno per decine di volte. Per baciarle.

E ogni volta la stessa sensazione: accostarmi a qualcosa di bello, che è lì anche per me. E non è solo una vaga sensazione, è proprio un fatto fisico: le guance morbide, le labbra, gli occhi ridenti, le smorfie, i capelli soffici e lucenti.

Per un attimo vengo risucchiato un  mondo immacolato e ne assorbo il profumo. Non importa se sono di fretta, distratto, preoccupato. È come se il mio animo ricevesse una scossa benefica, una ricarica di impalpabile energia.

E le loro facce hanno proprio questa caratteristica: non sono ancora rovinate dalla bellezza, dalla ricerca di piacere, dallo sforzo di adeguarsi all’immaginario che ci viene trasmesso da Tv, giornali, riviste, internet. Sono semplicemente loro stesse, in un continuo vortice di cambiamenti e emozioni pure e dirette. Tutto gratuito, tutto in abbondanza.

Grazie.

Maco

Giu 092015
 

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Direi che nella perfetta amicizia questo “amore di apprezzamento” è spesso così grande  e così saldamente radicato, che ogni membro del circolo, nel profondo del suo cuore, prova un senso di umiltà nei confronti degli altri.
A volte egli si chiede persino che cosa stia facendo in mezzo a gente così evidentemente migliore di lui, e si reputa fortunato oltre i suoi meriti di far parte di quella compagnia. Ciò avviene specialmente quando il gruppo al completo è riunito, e ciascuno riesce a mettere in luce quello che di meglio, di più saggio, di più divertente vi è negli altri.

Quelli sono gli “incontri  d’oro”, quando quattro o cinque del gruppo, dopo aver fatto una lunga passeggiata, arrivano alla nostra locanda; quando si può stare con le pantofole ai piedi, e allungare questi verso la fiamma del camino, con accanto a noi qualcosa da bere; quando tutto il mondo, e anche qualcosa che si estende oltre questo mondo, si apre davanti alla nostra mente, mano a mano che parliamo.
Nessuno avanza pretese sugli altri, né sente alcuna responsabilità nei loro confronti; ci sono tutti uomini liberi e alla pari, come se ci fossimo incontrati soltanto un’ora prima; nello stesso tempo, sentiamo intorno a noi il calore di un affetto maturato con gli anni. La vita – la vita terrena – non ha dono più grande da offrirci.

                Lewis – I quatto amori

Aspettando un amico che è da …, vediamo, più o meno quindici anni che non ci incrociamo, il tempo ha cominciato a giocarmi strani scherzi.
La memoria mi ha riportato, spesso imprevedibilmente, in qualsiasi momento del giorno, durante il lavoro e il gioco, a quanto insieme abbiamo vissuto per diversi anni. Il desiderio di rivederlo e riabbracciarlo è così forte che spesso mi sono ritrovato a sorridere come un ebete, tra me e me, con la Bea che subito: “Papà, cos’hai da ridere?”.

Cos’ho? Il cuore pieno di storie belle da ri-cor-dare (riportare al cuore); una gioia pura per quello che insieme abbiamo vissuto nello studio, nel gioco, negli affetti; una inevitabile ma leggera malinconia per quegli anni di “tempo sospeso” del liceo; il desiderio mentre parleremo di aprire davanti alla nostra mente anche qualcosa che si estende oltre questo mondo.

Domani ci rivedremo, ognuno di noi con nuove ferite da condividere, più rughe sulla fronte, meno capelli in testa, svariati aneddoti da raccontarci. Il tutto condito da quel fuoco indimenticabile che ci porta sempre a guardare al nostro vissuto con stupore. E so anche con certezza che sentiremo intorno a noi il calore di un affetto maturato con gli anni.

Davvero, questa vita non ha dono più grande da offrirci.

Maco

Apr 052015
 

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Almeno un giorno di resurrezione

Pasqua da sogno. Daresti la vita per ritrovarti una volta a tavola con tutti quelli che hai amato. I presenti, gli assenti, i lontani.
Un permesso pasquale, un giorno solo di resurrezione. E non importa che avreste poco  o nulla da dirvi e che restereste senza parole, sorpresi e stregati di ritrovarvi insieme, vivi. Non vi direste nulla perché vorreste dirvi troppo, presi dalla voglia di vedervi, di toccarvi.
Le sole presenze parlerebbero al vostro posto. Stupiti di esserci. A ciascuno non chiederesti nulla: ti basterà sapere che ci sono, semplicemente sono.
Inviteresti solo a riprendere il posto di sempre a tavola, anche tu mamma siediti per favore, non stare sempre in piedi. Tutti insieme, com’era nel pranzo pasquale.
Ti basterebbe guardarli e vedere che tra voi vi guardate e di ciascuno sentite la grazia del ritorno. A fianco,a mangiare lo stesso pane con le movenze di  sempre, i  passaggi di bottiglie e pietanze, il lento scrosciare di mescite, il mormorio di posate che toccano i piatti.
E labbra che si aprono a sorsi, masticazioni più lente, come a gustare il miracolo di stare insieme. Fuori il tempo cambia, prima il sole poi la pioggia,quindi un vento che batte sui vetri, venuto dal mare.
Ma dentro il  tempo non vi tocca, scivola fuori e non vi riguarda.
Per ciascuno di loro daresti la vita, figuriamoci per averli tutti insieme, seppure solo per un pranzo, rubato al tempo, sfuggito al passato.
Passeresti quell’ora come un estratto d’eternità. E te ne andresti sazio, nella pienezza dell’incontro.
Felice come una Pasqua.

Marcello Veneziani

 

Per coloro che amo. I presenti, gli assenti, i lontani.

Maco

Mar 312015
 

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In una notte d’estate in una stanza buia
Entrò un frammento della luce eterna del Signore
Urlando come se avesse inghiottito la luna ardente
Nelle braccia di sua madre c’era tutta la bellezza possibile
Come le parole mancanti di una preghiera che non sarei mai riuscito a fare
In un mondo così duro e sporco così disonesto e confuso
In cerca di un po’ della misericordia di Dio
Ho trovato la prova vivente
(…)
Stanotte restiamo sdraiati sotto la grondaia
Proprio una banda compatta di ladri felici
E quando quel treno arriverà, saliremo a bordo
E ruberemo ciò che potremo
dai tesori, dai tesori del Signore

Bruce Springsteen,  Living proof

Il nuovo che irrompe come una splendente bomba di luce, fragile ma capace di ridefinire il mondo che ci circonda.

Ci sono canzoni che uno canta, pur non avendone mai ascoltato attentamente il testo (Whiskey in the Jar, cantata dai Metallica).  Altre di cui  rimangono impresse le immagini del video (Man on fires, dei Magnetic Zeros). Altre che richiamano il film a cui sono legate (Society, di Eddie Vedder). Altre ancora si legano al suono della loro chitarra (Immigrant song, dei … non c’è bisogno di scriverlo). In altre è la voce a costituirne l’anima (Hurt, cantata da Cash), mentre in altre è la freschezza (Drive, dei Gaslight Anthem).  E così via.

Ce n’è una che ho ascoltato solo una volta. Non ne ricordo la musica, non una singola nota. Non l’ho più ascoltata, perchè sono i versi che me l’hanno resa indimenticabile, nient’altro.
“Forse uno degli inni alla paternità più belli mai scritti”, secondo p. Antonio Spadaro.

Lo splendore di una luce esplosiva.

C’è qualcosa di divino nelle urla di un bimbo appena nato. Un grido che non può essere messo a tacere, un esplosione di vita che non può essere intrappolata. C’è l’affermazione della propria esistenza, della insopprimibile presenza del nuovo che è arrivato, a rimanere per sempre. La stessa strabordante energia che forse ha avvolto il sepolcro in quel lontano “primo giorno dopo il sabato”, primo giorno di una nuova creazione.

E chissà che profumo in quella primavera. Forse lo stesso profumo di libertà che circonda la testa di un bambino appena nato. In questo fragile frammento di divinità è davvero contenuta una promessa.
Come diceva Chesterton “è il bimbo colui che è pronto per il nuovo mondo”.

Maco