Gen 012014
 

Antonio Parriniello - MigrantiAntonio Parrinello, Migranti (Reuters)

Quando un credente cristiano legge la Bibbia, non si mette semplicemente di fronte ad un testo letterario, ma attribuisce ad esso un’autorevolezza particolare perché vi ritrova la “Parola di Dio”, ovvero una parte della cosiddetta “Rivelazione”, nella quale Egli si è fatto conoscere dall’uomo per manifestargli pienamente il senso della vita.
Se la Bibbia “contiene” una “Parola” così pregnante, allora lì dentro il cristiano non ritrova solo le sue radici, ma anche il senso del suo oggi.
Ovvio che dopo essermi imbattuto in questa foto di migranti, scattata da Antonio Parrinello, non ho potuto non leggervi una forte allusione al passo di Luca che spiega dove è nato Gesù: in una stalla, deposto in una mangiatoia, perchè “non c’era posto per loro nell’albergo” (2,7).
Per un neofita del Vangelo, questo dettaglio potrebbe sembrare quasi indecente: un flaw del “dito” di Dio che non è stato capace di predisporre un luogo degno del suo Messia. Ma questo è solo uno dei tanti paradossi di questo libro, ai quali spesso ci si abitua dandoli poi per scontati.
Continuando la lettura infatti, si capisce che la mangiatoia non solo non è uno sbaglio, ma diventa addirittura “il segno” che permette ai pastori di riconoscerlo:

… ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,10-12)

Da qui in poi la conclusione è immediata.
Se la Parola di Dio parla dell’oggi, questi migranti sono per noi cristiani, non semplicemente “incidente”, non solamente “problema” o “emergenza”, ma anzitutto un segno: quello stesso segno che il Messia ha scelto esplicitamente per presentarsi al mondo. Niente di meno. La domanda è sempre cosa farne.