Mar 222019
 

Tanta poca immaginazione fa veramente disperare dell’uomo.
Credono di maturare perché hanno dei figli.
Credono di amare perché non osano più tradire la moglie.
Non avranno fatto altro che invecchiare.
Non avranno fatto altro che essere vecchi.
Guardami, me ne vado per i cammini dell’infanzia.
[…]
Tu che conosci il prezzo delle cose, tu che delle cose non conosci che il prezzo, guarda, mi tolgo i vestiti.
… posso dunque andarmene nudo come una pietra, nudo come un filo d’erba, nudo come la prima stella nel cielo buio.
Abramo si è levato. Gli era stato domandato infinitamente. Gli era stato richiesto di abbandonare la famiglia, il paese, gli amici.
Si domanda sempre infinitamente a chi desidera con un desiderio infinito.
E Abramo si è levato, è partito.
[…]
Nell’attesa di quel giorno che verrà, che necessariamente verrà, che indubbiamente verrà, nell’attesa di quel giorno in cui saremo pigiati in grembo a Dio come soldi in fondo a una tasca, voglio entrare in tutti i giardini chiusi, scavalcare tutti i muri di pietra, andare ovunque, in disordine.
Ieri sognavo principesse e cavalieri.
Oggi ho trovato qualcosa che è più grande del mio sogno.
L’amore ha risvegliato la mia vita assopita.

Christian Bobin – Francesco e l’Infinitamente piccolo

La Samaritana mi fa cadere le braccia, tutte le volte che la incontro. È come quelle mosche che continuano a sbattere contro il vetro delle finestre, cercando di liberarsi. Le persone come lei hanno una inveterata capacità di rimanere sulla superficie delle cose e una perversa inclinazione a ripetere gli stessi errori nelle relazioni con gli altri, e persino con se stesse. Infliggono traumi a piene mani a coloro che li circondano, con soave levità e senza la minima preoccupazione per le conseguenze. Eppure… Eppure c’è sempre qualcosa che mi sorprende: quella sincerità un po’ da svampita (non ho marito…), quella voglia di fare domande su domande e infine quello sbandierare a tutti in città quello che le è successo.

Proprio non la sopporto, è una pettegola come tante, capace di sapere tutto di tutti pur rimanendo reclusa nella sua casetta. Come faccia è un mistero. Pronta a importunare chiunque sulle sue sventure cerca così un po’ di compassione e di complicità. Eppure… Eppure è grazie alla sua lingua lunga che molti suoi compaesani chiederanno al Messia di rimanere da loro, per ben due giorni.

Certo è che alla fine le ribadiranno che: “Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”. Come dire: “Con tutte le storie che racconti, non pensare che ci saremmo fidati della tua parola. Adesso che anche noi abbiamo visto e udito allora possiamo credere in Lui.”

Concludo con la citazione che Bobin fa di Margherita Porete: «Non si può dire di nessuno che sia insignificante, essendo chiamato a vedere Dio senza fine». E questo va bene per la Samaritana, ma soprattutto per ciascuno di noi.

Maco

Mar 102019
 

I’ve been
reading books of old
The legends and the myths
Achilles and his gold
Hercules and
his gifts
Spiderman’s control
And Batman with his fists
And clearly I don’t see myself upon that list

She said “Where’d you wanna go?
How much you wanna risk?
I’m not looking for somebody
With some superhuman gifts
Some superhero
Some fairytale bliss
Just something I can turn to
Somebody I can kiss”

Ho letto vecchi libri di leggende e i miti
Achille e il suo oro
Ercole e i suoi doni
l’Uomo Ragno e il suo controllo
e Batman con i suoi pugni
e ovviamente non mi vedo in quella lista

Lei ha detto: “Dove vuoi andare?
Quanto vuoi rischiare?
Non sto cercando qualcuno
con qualche capacità sovrumana
qualche supereroe
qualche felicità da favola
solo qualcuno su cui possa fare affidamento
qualcuno che io possa baciare”

Coldplay – Something Just Like This

È iniziato il tempo del grande deserto e questo mi riempie di gioia. La liturgia ambrosiana prevede che i vangeli delle domeniche quaresimali siano sempre gli stessi, anno dopo anno, tanto che danno il nome alle domeniche stesse (“della Samaritana”, “d’Abramo”, “del Cieco nato”, “di Lazzaro”). Potrebbe sembrare strano ma tutto questo alimenta le mie aspettative. È come se stessi per tornare in un luogo vecchio ma sempre nuovo, da riscoprire. Come seguire nel bosco un vecchio sentiero poco battuto che so mi condurrà in un bel posto.

Ogni anno mi immergo in questa piscina antica piena di acqua fresca da cui riemergo più giovane e più pulito. È una sfida, perché i digiuni non sono mai facili da mantenere fino alla fine, sia quelli legati al cibo sia quelli legati alle cose. Eppure la quaresima serve a ribadire anche questo: con meno cose, cammini più leggero. Mi è tornato alla mente un piccolo brano tratto da Le anime morte di Gogol’:“Prima, tanto tempo fa, negli anni della mia giovinezza, negli anni della mia infanzia, scivolata via senza ritorno, mi riempiva d’allegrezza arrivare per la prima volta in un luogo sconosciuto”. Per me è ancora così: sto per vivere un tempo nuovo che nella sua saggezza secolare mi accompagnerà in luogo sconosciuto pieno di gioia (una nuova Pasqua), capace di trasformarmi.

Non è un cammino per pochi, per degli iniziati o per supereroi. Tutti siamo invitati a compierlo perché come ci ricorda don Marco Navoni: “Oggi per noi, che abbiamo ricevuto il battesimo nei primi giorni della nostra vita, le cose non sono sostanzialmente cambiate: vivere ogni anno la Quaresima come riscoperta del battesimo e delle esigenze che da esso derivano, è condizione necessaria non tanto per diventare cristiani (visto che almeno anagraficamente lo siamo già), ma per esserlo effettivamente e soprattutto per restarlo”.

Ok, vado a prepararmi per il deserto, e spero sarò in buona compagnia.

Maco

Feb 222019
 

Sparare era il mio compito, e non lo rinnego. La donna era già morta, io stavo evitando che portasse con sé anche qualche marine. Era chiaro, infatti, che non solo voleva ucciderli, ma che non le importava nulla di chiunque si fosse trovato nei paraggi e che sarebbe saltato in aria con la granata o sarebbe rimasto ucciso nello scontro a fuoco. I bambini in strada, la gente nelle case, forse persino suo figlio… Era troppo accecata dal male per prenderli in considerazione. Voleva solo uccidere gli americani, a qualunque costo.

I miei colpi salvarono diversi soldati, le cui vite valevano chiaramente di più dell’anima perversa di quella donna. Posso stare davanti a Dio con la coscienza pulita di colui che ha assolto al proprio compito. Tuttavia odiai con tutto me stesso il male che possedeva quella donna. E lo odio ancora.

Il male, il male selvaggio e spregevole. Ecco il nostro nemico in Iraq. Ecco perché molte persone, io per primo, chiamavamo il nemico “selvaggi”: non c’era altro modo di descrivere ciò che incontravamo laggiù.

La gente mi chiede continuamente “Quante persone hai ucciso?”, e io do a tutti la stessa risposta: “la cifra precisa mi rende più uomo, o meno?” Per me, il numero non è importante. Mi piacerebbe solo averne uccisi di più, e non per potermene vantare, ma perché credo che il mondo sia un posto migliore senza selvaggi che spengono vite americane. Tutti quelli che ho ucciso in Iraq erano individui che tentavano di fare del male agli americani o agli iracheni fedeli al nuovo governo.

In quanto SEAL, avevo un compito: uccidere il nemico, un nemico che giorno dopo giorno tramava per uccidere i miei connazionali. Mi tormenta il pensiero dei successi del nemico; sono stati pochi, ma la perdita anche di una sola vita americana è già troppo.


Chris Kyle – American Sniper

Ho letto letto, qualche tempo fa, American sniper. Autobiografia del cecchino più letale della storia americana di Chris Kyle e ancora oggi le sensazioni che ho sono sfocate. E’ come se non riuscissi bene a definire, a giudicare con equilibrio il racconto fatto da quel reduce. Credo che molto dipenda anche dall’incrocio costante che lui mette sulla carta fra la sua vita privata, la sua famiglia, sua moglie, i figli e le sue esperienze di guerra. Però una cosa me la ricordo bene: la sua profonda convizione di agire per il meglio, di essere nel giusto, di fare ciò che doveva essere fatto.

Poi mi sono imbattuto in Vincent Emanuele, veterano dei marines, anche lui di stanza quando lo era  Chris Kyle. Ed ecco emergere un ricordo diverso di quella che è stata pur sempre una guerra. Non si può non provare simpatia e ammirazione per l’orgoglio di Chris, e commozione per la sua morte. Ma Vincent ci pone davanti delle riflessioni ineludibili. Semplici e lineari, esposte con pacatezza e condivise da tanti altri veterani come lui. Per noi la guerra in Iraq, le sue conseguenze, le migliaia di morti, sono già lontanissime, nel tempo e anche nello spazio. Come anche la guerra in Serbia, in Afghanistan, in Libia. Per chi in quei paesi ci vive, il ricordo sarà indelebile.

A me piacerebbe riuscire a sensibilizzare le persone: far capire agli occidentali che le forze armate statunitensi, le forze NATO, le occupazioni occidentali, sono motivo di insicurezza e di instabilità. Invece, molti occidentali danno per scontato che le occupazioni occidentali (quelle della NATO in particolare) o i cosiddetti interventi umanitari, che gli eserciti insomma possano contribuire alla stabilità e alla sicurezza. Dobbiamo cambiare questa percezione. Bisogna contestare questo concetto e farlo capire agli occidentali. Perché la gente in Medio Oriente lo ha già capito. […]

Sorprendentemente, l’abilità di disumanizzare il popolo iracheno riusciva anche a crescere dopo che gli spari erano finiti, perché molti marines passavano il tempo libero a scattare foto dei morti, spesso mutilando i loro corpi per gioco o colpendo i loro corpi rigonfi con i manganelli per qualche risata a buon mercato. E siccome gli iPhone non c’erano, a quel tempo, molti marines vennero in Iraq con macchinette digitali. Quelle macchine fotografiche contengono una storia mai raccontata della guerra in Iraq, una storia che l’occidente spera che il mondo possa dimenticare. Quella storia e quelle macchine fotografiche contengono anche video di massacri gratuiti e di numerosi altri crimini, realtà che gli iracheni non possono dimenticare.

Sfortunatamente, posso rammentare infiniti episodi di puro orrore, relativi alla mia permanenza in Iraq. Persone innocenti non soltanto venivano quotidianamente radunate, torturate e imprigionate, ma venivano anche incenerite a centinaia di migliaia. Qualche studio suggerisce persino a milioni. Solo gli iracheni possono capire il male puro che è stato riversato sulla loro nazione. Ricordano il ruolo dell’occidente negli otto anni di guerra tra l’Iraq e l’Iran.

Gli occhi caldi e trasparenti dei giovani bimbi iracheni mi danno la caccia di continuo, come è giusto che sia. Le facce di quelli che ho ucciso, o almeno di quelli di cui ho potuto esaminare da vicino il corpo, non usciranno mai dai miei pensieri. I miei incubi e le riflessioni quotidiane mi ricordano da dove venga l’ISIS e perché, esattamente, ci odiano. Quell’odio, comprensibile e spiacevole, sarà diretto verso l’occidente per anni e decenni a venire. Come potrebbe essere altrimenti?

Di nuovo, la scala di distruzione che l’occidente ha inflitto al Medio Oriente è assolutamente inimmaginabile per la grande maggioranza delle persone che vivono nel mondo sviluppato. Questo punto non può mai essere enfatizzato troppo, perché gli occidentali, ingenuamente, continuano a chiedere: “Perché ci odiano?”.

Vincent Emanuele – Interviste

Beh, qualche risposta possiamo darcela, senza paura di sbagliare.
In queste settimane il ministro Trenta sta valutando il ritiro del contingente italiano in Afghanistan: meno male, era ora.

Maco

Feb 052019
 

Hold Thou Thy cross before my closing eyes;
Shine through the gloom and point me to the skies.
Heaven’s morning breaks, and earth’s vain shadows flee;
In life, in death, O Lord, abide with me.

Tieni la Tua croce davanti ai miei occhi che si chiudono;
Splendi nell’oscurità e indirizzami verso i cieli.
Irrompe la mattina del cielo, e fuggono le vane ombre della terra;
In vita, in morte, O Signore, resta con me.

Abide with me

Giorni di scrutini. Classe dopo classe, alunno dopo alunno. È un susseguirsi continuo di voti, numeri, giudizi e tabelle .

Prima di questa fatidica settimana ho fatto vedere a tutte le classi la vignetta di Makkox dove l’autore ritrae un ragazzo seduto sul fondo del mare attorniato da alcuni pesci che si complimentano con lui per l’ottima pagella.

Ho chiesto loro di descrivermi la vignetta e poi ho raccontato il dramma che stava dietro l’immagine: la pagella è stata ritrovata dalla dottoressa Cattaneo, mentre analizzava il cadavere di questo ragazzo di 14 anni, morto naufrago nel Mediterraneo

Proveniva dal Mali, e nella tasca della giacca, all’interno, aveva cucito questo foglio di carta. Era la cosa più preziosa, il bene da salvaguardare dai ladri e dai trafficanti.

Per quel loro coetaneo il passaporto per un paese nuovo era quel pezzo di carta, testimone della sua buona volontà e del suo impegno. Per questi nostri ragazzi e per i nostri figli la pagella non è quel bene così prezioso, ed è normale. È una foto, che cristallizza nel bene o nel male il loro impegno e il loro rendimento.

Però quel pezzo di carta non dirà mai tutto di loro, non dirà la loro capacità di empatia, l’amore di cui sono capaci, i sorprendenti slanci creativi che hanno nelle relazioni e il milione di altre cose che nulla hanno a che vedere con la scuola.

Quel milione di cose che non sapremo mai di questo ragazzo loro coetaneo, capace di lasciare tutto e sfidare la morte, perdendo.

Maco