Ott 012011
 

“E per ogni giorno
mi prendo un ricordo
che tengo nascosto,

lontano dal tempo…

Sei parte di me, e lo porto con me”.

Sei parte di me, Zero Assoluto

Un mese fa ho lasciato il luogo in cui sono stato negli ultimi undici anni: i primi undici anni della mia vita da prete. I miei amici mi hanno chiesto più volte se non fossi un po’ triste e davanti alla domanda ci ho pensato seriamente.
Pensavo così: se è vero che ogni distacco è un po’ una morte, solo quando qualcosa è perduto davvero si comincia a soffrire davvero! Nostalgia vuol dire questo: Nòstos algòs, “dolore del ritorno”, e cioè ritorno del ricordo che fa male proprio perché evoca un passato che ormai non c’è più.
Ma quando penso che ciò che sono, quel che ho scelto e ciò che voglio essere adesso sono nati lì, mi sembra che tutto rimanga con me e che niente sia perduto!

E mi è venuta in mente la canzone degli Zero Assoluto che recita così: “Lontano dal tempo… sei parte di me!”. Lontano dal tempo, e cioè senza la possibilità che i ricordi sbiadiscano, quel che è stato sarà per sempre parte di me.
E – a meno di non perdere se stessi – non si può perdere ciò che ormai fa parte di noi.

Un’ultima cosa. Io sono un prete cattolico e se le parole di queste canzoni mi sono così famigliari non può voler dire che questo: anche chi nella propria fede, consacra la vita al Signore vive pienamente una storia d’amore.