Nov 122010
 

Non potete capire per quanta gente Vasco è un maestro. O forse lo sapete anche voi.
Due mesi fa ero al funerale di Umberto, un ragazzo di vent’anni che ci ha lasciato improvvisamente per un infarto, durante un allenamento di calcio, e ho sentito i suoi amici ringraziarlo con parole bellissime, poesie da scriverci un libro. Qualcuno di loro però ha preferito affidarsi a parole non sue, e ha scelto quelle di Vasco (Gli angeli): nella vita del loro amico queste canzoni avevano un significato, trovavano un posto importante.
Questo me lo rende anche simpatico Vasco. Gli voglio persino un po’ di bene anch’io. Per non parlare della poesia di certe canzoni…
Però non può essere un maestro.
Forse un maestro del rock italiano si, ma non un maestro di vita. Perchè un maestro, quando tocca a lui, deve sapere cosa fare. Se mi vuole insegnare qualcosa, la sua vita una direzione ce la deve avere. Una direzione che gli permette di dire: io sono questo. Fai come me. E naturalmente ci sarà chi non è d’accordo, chi te le dice dietro perchè non condivide. E invece caro Vasco, in questa bella canzone, tu non mi dici cosa fai. Adesso che tocca a te non sai dirmi cosa scegli, e qui come in tanti altri testi mi riproponi solo il tuo rimpianto, il buio che hai dentro, le ragioni per stare in bilico e la voglia che c’era allora chissà dov’è…
E invece oggi gli amici di Umberto hanno bisogno di sapere cosa fare, perché adesso tocca loro, e tu a sessant’anni non puoi nasconderti dietro le parole senza dire la tua.
Di cose ne hai dette tante, in tante belle canzoni, ma mai che venga fuori una strada, mai che ci porti da qualche parte senza girare a vuoto! Eppure un maestro è questo: uno che dice come fare. Quando dirai la tua, se dovesse mai succedere, diventerai un maestro, e speriamo che tu non sia a quel punto un cattivo maestro, perché c’è bisogno di uno buono, oggi, come sempre.
Ma è così comodo non voler insegnare niente a nessuno… Qualcuno lo prende anche per un gesto di umiltà! Allora metti su una di quelle magliette che dicono: “non seguitemi, mi sono perso anch’io!”. E’ il modo migliore per averceli dietro tutti.

  4 Responses to “Perchè Vasco non può essere un maestro”

  1. Penso che considerare Vasco Rossi un maestro di vita sia eccessivo, tuttavia credo che farsi guidare dalle emozioni trasmesse dalle canzoni degli artisti aiuti molto ad affrontare i momenti difficili della vita come quelli che hanno vissuto questi ragazzi per la perdita del loro Amico. Spesso nelle canzoni trovo me stesso e ci ritrovo anche il dolore o l’emozione che sto vivendo in quel momento. Per dirla con le parole del celebre film di Ligabue -Radiofreccia : “Le canzoni non ti tradiscono. Anche chi le fa può tradirti, ma le canzoni, le tue canzoni, quelle che per te hanno voluto dire qualcosa, le trovi sempre lì, quando tu vuoi trovarle. Intatte. Non importa se cambierà chi le ha cantate. Se volete sapere la mia, delle canzoni, delle vostre canzoni, vi potete fidare.”
    Ho da dire che però alla lunga, nei momenti difficili, l’emozione mi è di inganno spesso mi fa perdere l’orizzonte e non mi fa andare avanti. Trovo che avere una guida che sia fuori dal contesto emotivo che stai vivendo e che abbia già alle spalle un cammino sia importante per superare le difficoltà. Spero che gli amici di Umberto trovino le persone giuste x la loro strada che gli facciano vivere nuove emozioni lontane dal dolore.

  2. E naturalmente ci sarà chi non è d’accordo, chi te le dice dietro perchè non condivide. Eccomi qua. Vasco non è un maestro di vita e su questo siamo d’accordo, è un soggetto sempre in bilico, uno da “vita spericolata”, da “generazione di sconvolti che non ha più santi nè eroi”, uno che sicuramente tra privato e pubblico ha commesso molti errori. Eppure è amato. Eppure è seguito. Forse perchè le sue canzoni raccontano sensazioni vissute da tutti in un modo unico, vanno in profondità tanto che ci si affida a lui in vari momenti della vita: per darsi la carica, o per esprimere momenti di sconforto senza avere pronte le parole. E’ vero non detta mai una strada che sia quella e specie nell’ultimo periodo è molto scoraggiato però ha il pregio quantomeno di creare sempre delle domande, di interrogarsi sul senso, di porre questioni, di lasciare la porta se nn aperta almeno socchiusa. Se Vasco non è maestro per i motivi su esposti, alla stessa stregua non lo può essere Ligabue, o Madonna o Lady Gaga; con la differenza che però Vasco dice qualcosa, apre mente e cuore, riflette. Ligabue? Lady Gaga e il suo Alejandro? Cosa vuoi che ti dica io? Senti che bel rumore.

  3. Bel post! Sono d’accordissimo con te: Vasco canta il buio e “conferma nel buio” tutti quelli che gli si accostano.
    A volte abbiamo bisogno di sapere che non siamo soli a sperimentare certi vuoti, certi abissi (e in questo, sono d’accordo con Calde: Vasco ha dei picchi di poesia nel parlare di questi abissi). Ma più si cresce, più diventa urgente uscire da questi vuoti: se un amico vogliamo, vogliamo che ci dia luce, e non solo condivida con noi il buio…

  4. Bello… io sono sicuramente tra quelle che versano fiumi di lascrime quando ascoltano “E…”, “Ciao”, “Dormi dormi” ecc… ma sono assolutamente d’accordo su quanto hai scritto. Aggiungo solo che purtroppo mi capita di fare questa riflessione molto spesso e un po’ in tutti i campi… anche in politica. Questa cultura della contestazione ha radici nobili ma oggi la si vive snaturata dal contesto originale e si dimentica che la contestazione ha un valore vero solo se non è fine a se stessa, solo se non resta puramente sul piano distruttivo. La cultura della contestazione trova il suo vero significato solo quando offre un’alternativa.

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