Ago 182012
 

« Se le stelle apparissero una sola notte ogni mille anni, come gli uomini potrebbero credere e adorare, e serbare per molte generazioni la rimembranza
della città di Dio? »

(Ralph Waldo Emerson)

Fu proprio a partire da una discussione su questa frase che nacque in Isaac Asimov l’idea di scrivere il bellissimo racconto fantastico che porta il nome di “Notturno”.
Lo scrittore immagina un pianeta circondato da diversi soli che solo una volta ogni mille anni, a causa della congiunzione di diverse eclissi causate dalle sue lune, rimane al buio.
In quella sola notte i suoi abitanti vedono le stelle… e a quella vista? Cosa succede?
A quella vista, semplicemente… impazziscono.

“Le stelle!” gridò Folimun. “Ecco le stelle! Fate largo!”. (…)
Lassù splendevano le Stelle.
Non una ventina, al massimo, come voleva la misera teoria di Beenay. Ce n’erano migliaia e migliaia e risplendevano di luce accecante, una vicina all’altra, e poi un’altra, e poi un’altra, e poi un’altra ancora, un muro infinito di Stelle, uno scudo abbagliante di luce terribile che riempiva i cieli. Migliaia di immensi soli emanavano un fulgore che avvizziva l’anima, ancor più spaventosamente gelida nella sua terribile indifferenza al vento aspro che si era levato su un mondo privo di calore, orrendamente cupo. Le Stelle lo ferirono fin nel profondo dell’anima. Come fruste gli percossero il cervello. La loro luce gelida e mostruosa era simile a un milione di gong che rimbombavano tutti insieme. Dio mio, pensò. Dio mio, Dio mio, Dio mio!

(Isaac Asimov, Robert Silvergerg, Notturno, Bombiani, pag. 228-229).

Non il buio, non l’oscurità ma le Stelle lo ferirono nel profondo.
Fuori misura, fuori scala per il loro numero e la loro distanza, le stelle rivelano un infinito indisponibile, così mostruosamente grande da portare alla follia.
Asimov ci ha visto giusto:

«Cosa accadrebbe se gli uomini potessero vedere le stelle una sola volta ogni mille anni?» «Impazzirebbero»

Grazie al cielo noi le stelle le vediamo da sempre, e deve essere per questo che lo smarrimento è diventato stupore: abbiamo imparato a fare i conti con l’infinito, senza avere più paura di prendere le misure del nostro niente.

E poi c’è la notte di San Lorenzo.
La notte che svela un’altra possibilità: che questo infinito ci regali una stella cadente, che se la vedi, puoi esprimere un desiderio.
Ma se l’infinito viene incontro al mio desiderio… è lecito sperare che sia “amor” ciò che muove il sole e l’altre stelle.