Gen 182017
 

There lives the dearest freshness deep down things
(Vive in fondo alle cose la freschezza più cara)

G. M. Hopkins

C’è un eccesso in tutto quello che mi circonda ed  è qualcosa che mi rincuora, per due motivi. Il primo è legato alla mia indole più profonda:va bene l’ordine, ma fuggo da tutto ciò e da tutti coloro che sono maniacali e che cercano di imbrigliare quello che li circonda, attraverso una ricerca costante del possesso, del dominio di una realtà che continuamente gli sfugge.

Sono entrato in case dove sembrava di essere in un’esposizione di mobili, mancavano solo i cartellini con i prezzi esposti. Niente home, solo house. Muri bianchi immacolati, mobili puliti e profumati, una tristezza da sala d’attesa d’ospedale.

Ho raccolto dati su dati di alunni per formare le nuove classi; li abbiamo incrociati, confrontati, discussi fino a mischiarli perchè la zuppa (il gruppo classe) uscisse se non sublime almeno dignitosa, ed ecco che niente si sviluppa come ti saresti aspettato, per cui a volte arriva la stella Michelin e altre invece ti verrebbe voglia di chiudere, cambiare mestiere e correre a fare, che ne so, il venditore ambulante.

Il secondo motivo che mi fa respirare, è quello che scorgo dietro a questo eccesso non incasellabile: la realtà è impregnata di una bellezza esplosiva, così esuberante da guizzare e sgusciare da tutte le parti. Spesso è una bellezza strana, asimmetrica, in continuo movimento. Bisogna essere bravi, davvero, per non farsi fregare e considerarla solo disordine o caos. Bravi, oppure poeti:

Gloria sia a Dio per le cose variegate,
Per i cieli di accoppiati colori come una vacca chiazzata;
per le macchie rosee che screziano la trota nuotante;
per le cascate di castagne dal colore di carbone appena acceso,
per le ali del fringuello; per il paesaggio a macchie e a toppe,
parco, terra brulla, campo arato;
e per tutti i mestieri, e i loro arnesi, strumenti e attrezzi.
Tutte le cose contrastanti, originali, disparate, strane;
tutto quello che è cangiante, che varia (chi sa come)
col rapido il lento, col dolce l’agro, con l’abbagliante l’opaco;
Lui le produce la cui bellezza è al di là dei mutamenti: lodatelo!

 Gerarld Manley Hopkins – Bellezza Screziata

 Maco

P.s.: Pied Beauty, l’originale, è ancora più bella.

Mar 192015
 

detective

Vi ricordate la maledizione del detective? La soluzione a tutta la mia vita era sotto il mio naso. Quella donna, quelle bambine… e io ero distratto da tutto il resto. L’infedeltà è un peccato, certo.  Ma il mio vero fallimento è stata la disattenzione. Lo capisco solo adesso.

                  Marty Hart

Tutto questo chiacchiericcio. Questa insistente spinta centrifuga alla disattenzione. È come se fossi costantemente chiamato da decine di voci.

È proprio questo che non sopporto: l’essere a tavola per cena e alzarsi perchè il cellulare ha squillato per un messaggio in arrivo; stare in casa davanti allo schermo di un tablet in presenza di amici; interrompere una conversazione perchè “scusate, mi chiamano”; non conversare perchè sei su Whatsapp con altri; camminare per strada ed essere completamente assorbito dal texting; face book; twitter e così via.
E poi, ancora: i libri, i film, i giornali, le serie tv scaricate, il lavoro, i miei interessi, i miei spazi, i miei tempi… e così tutta la soluzione della mia vita svanisce assorbita in questo costante rumore che sempre più spesso non è solo di sottofondo ma impregna tutta la giornata.

Eppure… la soluzione a tutta la mia vita è lì, sotto il mio naso. Là dove è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore.
È solo il tempo, la costante attenzione dedicata soprattutto alle persone che mi stanno vicine, che le rende il tesoro verso il quale il mio cuore è rivolto.
Solo per loro è il mio tempo perchè loro sono la soluzione. I mille momenti dedicati a loro, e solo a loro, sedimentano in me una continua e somma felicità che mi accompagna nella giornata.
“Age quod agis”, fai bene quello che stai facendo. Senza lasciarti distrarre.

Maco

Nov 252011
 


Ho finito di leggere questo libro di Pontiggia giusto due mesi fa.
“Nati due volte” è il racconto autobiografico del rapporto tra un padre e il suo figlio disabile.
Ciò che mi ha impressionato è la densità del racconto. Duecento pagine di concentrato. Lancio una sfida: vai in libreria e cercalo sullo scaffale. Prendi il volume e apri a caso. Poi leggiti tutta la pagina. Fallo tre volte: non ne troverai una senza una riga che svela un mondo.
C’è un mondo dietro uno scambio di battute, un mondo dietro uno sguardo, un mondo dietro una telefonata. Ci sono mondi nascosti dietro i momenti più semplici e quotidiani della vita. Pontiggia, i suoi, te li mette tutti lì, spalancandoteli davanti senza mai uscire dal racconto, come uno che sta semplicemente tirando le fila della sua esistenza.
Se l’intrigo di un aforisma è la sua capacità di uscire da una storia per proclamare una verità, il bello di un racconto così è la sua capacità di svelare una verità senza mai smettere di raccontarne la storia. Forse anche le pagine più insignificanti della mia vita hanno un senso. Forse posso tirare anche io le fila di ciò che apparentemente non ha un filo!
Credo sia una questione di contemplazione.
Pontiggia mi spinge a contemplare, a guadagnare profondità su quello che vivo. Mi costringe a fermarmi, altrimenti non potrà mai nascere in me un racconto. Pontiggia con questo libro mi apre lo sguardo verso il suo vissuto a cui lascio spazio dentro di me, ma di riflesso mi obbliga a prendere coscienza del mio. E’ questo il potere della letteratura, la grazia del racconto.
Voglio raccontare anche io! Ma prima devo vivere.
Ed ecco che poi magari arriva anche l’aforisma e per questa volta me lo presta Shakespeare:

“Solo le bestie, non raccontano”.
(W. Shakespeare)