Mar 022016
 

holderturf

 

Scavando

Tra il mio indice e il pollice sta la penna,
salda come una rivoltella.

Sotto la finestra, un rumore graffiante all’affondare della vanga nel terreno ghiaioso:
è mio padre che scava. Guardo da basso,

Finché la sua schiena china tra le
aiuole, si risolleva venti anni indietro,
piegandosi a ritmo attraverso i solchi di patate che interrava.

Il rozzo scarpone accoccolato sulla staffa,
il manico contro l’interno del ginocchio sollevato con fermezza,
sradicava le alte cime, infossando a fondo l’orlo lucente
per spargere le patate nuove che noi raccoglievamo
amandone la fresca durezza tra le mani.

Sapeva bene come usare una vanga, per Dio.
Proprio come il suo vecchio.

Mio nonno tagliava più torba in una giornata
di chiunque altro uomo alla torbiera di Toner.
Una volta gli portai del latte in una bottiglia
turata alla men peggio con un pezzo di carta.
Si raddrizzò per berne e subito riprese
a tagliare e intaccare nettamente,
spalando pesanti zolle, gettandosele alle spalle, andando sempre più a fondo
in cerca di buona torba. Scavando.

Il freddo aroma d’amido nel terriccio, il risucchio
e lo schiaffo della torba umida, i tagli netti della lama
nelle radici vive, mi risvegliano la memoria.
Ma non ho una vanga per imitare uomini come loro.

Tra il mio indice e pollice
sta salda la penna.
Scaverò con quella.

 Séamus Heaney 

 

Ormai è tempo di semina, quella reale e non metaforica. E le immagini di Heaney si confondono con quelle di mio padre, curvo a vangare e setacciare il suo pezzo di terra per renderlo nuovamente adatto a diventare orto. Una terra talmente accudita anno dopo anno da essere ormai tenera come burro, anche dopo l’inverno. A quell’orto è legato il ricordo indelebile del profumo della terra che torna a respirare, delle zolle bagnate dai temporali estivi, dell’erba tagliata e dei vari ortaggi raccolti e ripuliti.

Adesso è il mio turno di vangare, per me che neanche tengo in mano una penna ma che mi limito a pigiare su dei tasti. So già cosa mi aspetta.

Un terribile mal di schiena.

Maco

 

 

 

  2 Responses to “Scavando scavando”

  1. allora buon lavoro!
    per il mal di schiena c’è rimedio : cerotti Voltadol
    il piacere di sentire l’odore della terra, di vedere i primi germogli, e poi i frutti e i loro sapori così diversi da quelli che troviamo al supermercato …..esperienza faticosa ma
    è vita
    ….buona vita allora franca

  2. Mio nonno ha scavato tutta la vita nel cuore e nella mente delle persone, spalando via i loro dolori, le loro paure, le loro difficoltà e seminando amore e sicurezza.
    Era il suo lavoro e la sua missione.
    Adesso ha 94 anni, ma continua a seminare amore nei nostri cuori.
    Giorno dopo giorno ha accudito il cuore dei suoi figli fino a renderlo tenero come il burro anche dopo tanti inverni.
    Con la mano ora tiene la mano di chi gli vuole bene.
    Quando tiene la mia, mi sento al sicuro.

Leave a Reply to Diana Cancel reply

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

(richiesto)

(richiesto)