Feb 152016
 

Lattea

In my place, in my place
Were lines that I couldn’t change
I was lost, oh yeah
I was lost, I was lost
Crossed lines I shouldn’t have crossed
I was lost, oh yeah

If you go, if you go
Leave me down here on my own
Then I’ll wait for you, yeah

Coldplay-In my place

 

“Il poeta – il contemporaneo – deve tener fisso lo sguardo nel suo tempo. Ma che cosa vede chi vede il suo tempo […]? Vorrei a questo punto proporvi una seconda definizione della contemporaneità: contemporaneo è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo, per percepirne non le luci, ma il buio. Tutti i tempi sono, per chi ne esperisce la contemporaneità, oscuri. Contemporaneo è, appunto, colui che sa vedere questa oscurità, che è in grado di scrivere intingendo la penna nella tenebra del presente.

Ma che significa “vedere una tenebra”, “percepire il buio”?
Una prima risposta ci è suggerita dalla neurofisiologia della visione. Che cosa avviene quando ci troviamo in un ambiente privo di luce, o quando chiudiamo gli occhi? Che cos’è il buio che allora vediamo? I neurofisiologi ci dicono che l’assenza di luce disinibisce una serie di cellule periferiche della retina, dette, appunto, off-cells, che entrano in attività e producono quella specie particolare di visione che chiamiamo il buio. Il buio non è, pertanto, un concetto privativo, la semplice assenza della luce, qualcosa come una non-visione, ma il risultato dell’attività delle off-cells, un prodotto della nostra retina.

Ciò significa, se torniamo ora alla nostra tesi sul buio della contemporaneità, che percepire questo buio non è una forma di inerzia o di passività, ma implica un’attività e un’abilità particolare, che, nel nostro caso, equivalgono a neutralizzare le luci che provengono dall’epoca per scoprire la sua tenebra, il suo buio speciale, che non è, però, separabile da quelle luci. Può dirsi contemporaneo soltanto chi non si lascia accecare dalle luci del secolo e riesce a scorgere in esse la parte  dell’ombra, la loro intima oscurità.

Con questo, non abbiamo tuttavia ancora risposto alla nostra domanda. Perché riuscire a percepire le tenebre che provengono dall’epoca dovrebbe interessarci?
Non è forse il buio un’esperienza anonima e per definizione impenetrabile, qualcosa che non è diretto a noi e non può, perciò, riguardarci? Al contrario, il contemporaneo è colui che percepisce il buio del suo tempo come qualcosa che lo riguarda e non cessa di interpellarlo, qualcosa che, più di ogni luce, si rivolge direttamente e singolarmente a lui. Contemporaneo è colui che riceve in pieno viso il fascio di tenebra che proviene dal suo tempo.

Nel firmamento che guardiamo di notte, le stelle risplendono circondate da una fitta tenebra. Poiché nell’universo vi è un numero infinito di galassie e di corpi luminosi, il buio che vediamo nel cielo è qualcosa che, secondo gli scienziati, necessita di una spiegazione. È appunto della spiegazione che l’astrofisica contemporanea dà di questo buio che vorrei ora parlarvi. Nell’universo in espansione, le galassie piú remote si allontanano da noi a una velocità così forte, che la loro luce non riesce a raggiungerci. Quel che percepiamo come il buio del cielo, è questa luce che viaggia velocissima verso di noi e tuttavia non può raggiungerci, perché le galassie da cui proviene si allontanano a una velocità superiore a quella della luce.

Percepire nel buio del presente questa luce che cerca di raggiungerci e non può farlo, questo significa essere contemporanei. Per questo i contemporanei sono rariE per questo essere contemporanei è, innanzitutto, una questione di coraggio: perché significa essere capaci non solo di tenere fisso lo sguardo nel buio dell’epoca, ma anche di percepire in quel buio una luce che, diretta verso di noi, si allontana infinitamente da noi.

Cioè ancora: essere puntuali a un appuntamento che si può solo mancare.”

Agamben-Che cos’è il contemporaneo

 

Che questa Quaresima ci renda coraggiosi, capaci di tenere fisso lo sguardo nel buio che ci circonda e di scorgervi quelle luci che, noi lo sappiamo, ci raggiungono. Il nostro appuntamento c’è già stato, e non è ancora finito.

Anzi, è infinito.

Maco

  2 Responses to “Strabismo divino”

  1. Che pensieri “difficili” non sono neppure riuscita a coglierne il senso…
    la contemporaneità la leggo in Matteo 28,20 “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”…. pronunciate più di 2000 anni fa forse il davvero Contemporaneo (io ho troppi limiti!!)
    franca

    • Ma no Franca. In realtà ciò che mi ha colpito di questo brano è molto semplice: l’esortazione dell’autore a tenere fisso lo sguardo sul nostro tempo, ben sapendo che è un impasto di tenebre e luci. Ma in realtà è proprio in queste tenebre che dobbiamo scoprire quelle luci che sempre ci accompagnano.
      Ciao e buona Quaresima!

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