Mar 012012
 


Adesso abito a due passi dal Corso Buenos Aires, il viale con la massima concentrazione di negozi al mondo: mille vetrine disseminate in un chilometro e seicento metri di lunghezza.
Praticamente una tappezzeria. Con la sola differenza che le tappezzerie fanno risaltare quel che c’è davanti, mentre le vetrine accendono i riflettori su quel che c’è dietro. Sono fatte per farsi guardare insomma… e se vuoi presentare al meglio la merce in vendita, devi mettercela lì nel modo migliore possibile! Così la gente prima guarda, poi compra.
Pensavo ad un racconto del Vangelo sul quale mi sono soffermato poco tempo fa.
Si parla di due persone molto diverse tra loro che vanno nello stesso posto: il tempio. Lì uno si mette in fondo, senza aver quasi il coraggio di alzare la testa, e non smette di chiedere perdono a Dio per chissà quanti errori commessi. L’altro è un praticante, talmente ligio ai suoi doveri che non smette di ringraziare Dio per quanto è bravo! Che sia davvero bravo non c’è dubbio: digiuna il doppio del dovuto, paga il doppio delle tasse. Insomma: è un mostro!
Ringrazia Dio perché lui non è come gli altri, perché è al top della categoria e soprattutto perché è meglio di quello là che sta proprio vicino a lui (il prossimo) qualche “panca” più in fondo.
Secondo Gesù colui che è uscito dal tempio “giustificato” e cioè “approvato” da Dio non è il praticante perfetto ma l’altro, quello che se ne stava in fondo a chiedere perdono.
Pensavo al perché di questa sentenza di Gesù. La ragione profonda – mi son detto – non può essere semplicemente la condanna di chi si sente migliore degli altri; mi sembra troppo poco. Mi sembra già una conseguenza ma non la radice del problema.

E’ lì che ho pensato alle vetrine di Baires.
Pensavo al pubblico che hanno; alle migliaia di persone che ci passano ogni giorno. E’ un pubblico di tutto rispetto che giustifica una vetrina ben allestita e ben pensata. E’ un pubblico di tutto rispetto ma si potrebbe fare di meglio: per esempio comprando uno spazio televisivo e pubblicizzando un prodotto non più a diecimila ma a un milione di persone! Costa, ma si può fare!
Più di così si può? Più in grande di così si arriva? Beh per chi ci crede un pubblico più importante dei telespettatori in prima serata in effetti c’è. Ad essere precisi si tratta di un pezzo grosso più che di un pubblico, ma è un pezzo talmente grosso che se la vetrina la vede lui, il resto dei passanti può anche passare inosservato.
Per chi ci crede c’è uno spettatore assolutamente eccezionale davanti alla vetrina del proprio ego, e lo spettatore si chiama Dio.
Che cosa sei disposto a pagare per trasformare la tua vita in una vetrina splendente e vendere te stesso a Dio?
C’è chi è disposto a pagare tutto, proprio come il praticante perfetto della storiella di Gesù. Le sue opere da fuoriclasse in fondo hanno un’unica finalità: farsi comprare da Dio. Ma il commercio di se stessi ha un solo nome: prostituzione… e la vetrina allestita apposta, per dire a Dio: “Comprami! Sceglimi! Prefererisci me!” non interessa a Dio, perché Dio non ti compra, Dio ti ama.
Dunque secondo Gesù, il bene, per essere un bene, non si compie se non per amore. Le altre motivazioni presuppongono un’idea perversa di Dio e non rendono giusto nessuno perché il meccanismo che le muove è radicalmente malato.
E’ paradossale che anche il bene possa essere una tentazione vero? Se ci penso tuttavia non lo è poi così tanto, considerando che la cosa più difficile per l’uomo non è credere semplicemente in Dio o nella sua esistenza, ma credere che questo Dio ci ama anche se noi non ce lo meritiamo.

  2 Responses to “Vetrine”

  1. Una sera un mio Amico prete mi disse:
    “E’ quando cadi col c…lo per terra che fai esperienza di Dio!” e offerta la cena, mi riaccompagnò a casa.

    Da quella sera sono passati 8 mesi e ora che sono sposato da 6, con mia moglie stiamo tentando da un po’ di tempo di entrare in contatto con la nuova realtà che ci circonda. Nuovo paese, gente nuova , nuova parrocchia, e il solito grande interrogativo mosso dall’inquietudine di trovare un senso alla propia esistenza di nuova famiglia cristiana: “Riusciremo mai a scroccare una cena a casa del Vicario della nuova parrocchia?”

    Nel periodo di inquieta ricerca che stiamo trascorrendo in dolce compagnia, sono sempre più convinto che, per citare dal blog: “ il bene, per essere un bene, non si compie se non per amore” la vocazione è un dono.
    E quindi mi sto convincendo sempre più che l’amore non è in vendita, se riusciremo a incontrare una comunità che ci accolga nel quale poter vivere la nostra vocazione di nova famiglia è perchè ci saranno i presupposti per farlo.

    Tuttavia il riferimento al fariseo non lo demonizzo completamente. Bisogna darsi da fare, interrogarsi, chiedere, pregare… Padre Raid direbbe: “Bisogna aiutare la provvidenza”.

    Speriamo di incontrare le persone giuste nel nostro nuovo cammino di famiglia così come è stato per ciascuno di noi fino ad oggi.

  2. passa il tempo…e ne passa tanto e velocemente…ed è vero che la cosa che resta,che ti fa dire SI NE VALE LA PENA è quell’amore “immeritato” che ti lega PER SEMPRE a quelle “persone giuste” che incontri una volta durante il tuo cammino o hai la fortuna di vivere nel quotidiano(e quindi con tutte le gioie e i dolori che questo comporta) con le quali e grazie alle quali sei cresciuta. Mi permetto di aggiungere che crescere in quell’AMORE IMMERITATO DI DIO ti da l’eternità inevitabilmente e questo ti da la SICUREZZA che cambierai stato, città, zona ma porterai per sempre con te quella stessa spinta a relazionarti,ad accogliere e a farti accogliere ovunque perchè l’hai vissuta sperimentata sulla tua pelle…quindi non puoi nn farlo di rimando perchè sai cosa vuol dire!

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