Apr 162011
 

E’ questa bimba a parlarmi. Senza neanche vedere i suoi occhi, basta l’espressione del suo viso e il suo braccio sulla tua spalla a dire che uomo sei stato…
Uomo degno di fiducia, uomo credibile.
E si svela in te un tratto del mio maestro, che disse: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il Regno dei cieli”.

Sono i tuoi tatuaggi a parlarmi. Senza nemmeno sapere che cosa rappresentavano per te, mi sembrano cicatrici preziose che raccontano la battaglia interiore che hai compiuto, trasformando la tua rabbia giovane in lotta per la pace.
E si svela, sulla tua pelle, un tratto del mio maestro, che nell’apostolo Paolo dice: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa… ho conservato la fede”.

La tua fede nell’uomo, la tua fede nelle possibilità di bene che ogni uomo porta in sè, il tuo credere fermamente che “restare umani” è possibile, ti ha spinto lontano Vittorio, proprio là dove anche il mio maestro è arrivato.
E adesso come allora, in molti volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
E spero siano anzitutto i bambini, uomini e donne di domani, a guardarti ancora una volta, e a credere nella tua lezione più che in quella dell’odio, per combattere un giorno, dalla tua stessa parte, la tua stessa battaglia: quella a favore dell’uomo.

Grazie Vittorio.
Resta in pace.

-> Vittorio Arrigoni Gaza will not forget you, brother
-> Tribute to Vittorio Arrigoni, killed in Gaza

  3 Responses to “In morte di Vittorio Arrigoni”

  1. Chi era – chi è – Vittorio? penso che nessuno o pochi di noi ne abbiano sentito parlare prima del suo “martirio”, della sua morte e speriamo non sia un’altra morte vana, ma come chicco di grano riesca a portare frutti di “nutrimento” per un vivere finalmente in pace in quella zona che a noi è cara perchè è “Là dove anche il mio maestro è arrivato”, ma che ci dovrebbe essere cara come qualsiasi angolo di mondo abitato dall’uomo, mio fratello.

    Vorrei condividere la riflessione preparato da un sacerdote amico in settimana, prima di questo fatto cruento, per l’omelia della domenica delle palme:

    ….”Succede anche oggi di voltar via la faccia da persone o popoli che portano sulle spalle drammi inquietanti , quasi fossero castigati o percossi da Dio. E’ un modo comodo, antico, per legittimare il nostro voltar via la faccia. Per togliere lo sguardo da quello che accadendo ci disturba. Ci disturba e ci inquietano quelli che, a costo di passione e di patimenti, si caricano del peso degli altri e finiscono così per disturbare e inquietare la falsa pace delle nostre coscienze. Per difesa da disturbo ci torna allora comodo rimuovere. E troviamo mille sofisticate ragioni per rimuovere, per giustificare, o meglio per giustificarci della nostra assenza, dell’assenza del grido, dell’indignazione. Il giusto, che non mette al sicuro la sua vita ma la espone per difesa dell’altro, degli altri, disturba. Nel migliore dei casi lo liquidiamo accusandolo di eccesso. Voltiamo via la faccia dall’eccesso. Ebbene su questo aspetto dovremmo qualche volta soffermarci e chiederci se un amore svuotato da ogni eccesso lo possiamo ancora chiamare amore o è gesto senza spinta di passione, stanco ed esangue……”
    Che nessuno accusi Vittorio di “eccesso” ma veda il “suo eccesso di amore per i sofferenti situazioni di ingiustizia e povertà”
    f.

  2. Grazie f.
    Grazie sempre.

  3. Chi ha ucciso Vittorio lo ha fatto anche usando il nome del dio in cui dice di credere. Paradossalmente quel dio, forse, era in vittorio nel momento della sua morte.
    Dio non è mai davanti a un mirino, si trova sempre dalla parte verso cui viaggia il proiettile.

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