Gen 062011
 

C’è un racconto nella Bibbia, in cui Dio “lotta” con Giacobbe fino allo spuntare dell’alba.
Alla fine Giacobbe gli chiede: “dimmi il tuo nome”. Ma Dio si rifiuta e gli risponde: “Perché mi chiedi il nome?” e lo benedice. In un altro passo Dio risponde allo stesso modo a questa esigenza di sapere il suo nome, ma si precisa: “Perché mi chiedi il nome? Esso è misterioso”.
Non mi dispiace affatto questo tratto “agnostico” della Bibbia. Dice una realtà profonda: che noi non potremo mai conoscere Dio al punto da impugnare il suo nome. Esso è misterioso.
Per noi cristiani ad esempio, pronunciare le parole “Nel nome del Padre e del Figlio…” ha senso unicamente se ad esse si accompagna il gesto di tracciare la croce di Gesù, che è segno d’amore e basta.

La nostra specie infatti è spesso incline ad agire “in nome di Dio”. Il più delle volte però, guarda caso, queste azioni con l’amore non c’entrano niente e ne vengono fuori i più gravi disastri. E’ così da millenni: viene da vergognarsi di fronte ai non credenti!
Al riguardo, la cronaca di questi giorni ci racconta del bel regalo di Natale ai cristiani copti di Alessandria in Egitto: dopo la Messa di mezzanotte del 31 dicembre: 21 morti e 8 feriti. Autobomba kamikaze.
Pensate quale squallore avrebbe il mondo se dietro ad un gesto così ci fosse veramente il nome di Dio: sarebbe meglio non essere mai nati! A un dio così preferirei Sauron, il Signore degli Anelli! Invece un passo del Corano dice:

“Che siate uomini o donne, voi siete membri l’uno dell’altro.
Ognuno è l’amico, il guardiano e il protettore dell’altro”.

Chi può capire capisca.
Gli altri, “in nome di Dio”, stiano fermi!

  3 Responses to “In nome di Dio”

  1. Questa citazione del Corano che fai è davvero bella!
    Anche nell’Evangelo e nelle Lettere ci viene data una bella immagine dell’umanità, … siamo tralci……siamo membra , quindi innestati l’uno all’altro, da soli siamo poco o niente.
    Sull’argomento ho letto un articolo di Enzo Bianchi che potete visualizzare utilizzando la seguente URL: http://www.monasterodibose.it/content/view/3871/26/lang,it/
    Vorrei anche condividere un passo di Gibran:
    “Tu e il tuo prossimo siete due semi gettati nel campo. Insieme crescete e insieme ondeggiate al vento. E né l’uno né l’altro reclamerà il possesso del campo. Un seme che sta crescendo non reclama neppure di alzarsi dal terreno”
    franca

  2. Questi fatti di cronaca mi smuovono paure…mi interrogano su cosa possa diventare Dio per l’uomo.

    Rifletto sul bisogno così forte che l’uomo ha di Dio che lo porta a compiere scelte azioni, in questi casi atrocità.
    Rifletto sul fatto che siamo di fronte a due fenomeni che si allontanano da Dio: il fondamentalismo islamico e il nichilismo occidentale ( …nel mio ufficio ad esempio è meglio non spargere troppo la voce che vai a messa la domenica…).

    Penso alla mia esperienza da Cristiano e ti scrivo che Dio per me è la vicenda di Gesù è un asintoto a cui tendere è l’amore sperimentato sulla mia pelle è il voler bene al proprio vicino. Mi piacerebbe che nel dialogo interreligioso venisse sempre fuori il concetto che Dio ha a che fare con l’uomo, la sua vita, la sua felicità e realizzazione e che non vuole distruggerlo o metterlo uno contro l’altro, mi intristisce come il messaggio di Dio possa trasformarsi e assumere sembiaze diaboliche.

    Affido la mia fede a Dio,
    allontanami dai falsi idoli
    proteggimi nel cammino all’incontro con te

  3. Sempre sull’argomento Vi segnalo uno stralcio dell’intervista ad Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, in occasione della Giornata dell’Ebraismo:
    LE PERSECUZIONI CHE HANNO PER BERSAGLIO I CRISTIANI, SONO COMUNQUE UN PROBLEMA CHE RIGUARDA ANCHE ALTRE FEDI? INSOMMA, STIAMO PEGGIORANDO NELLA CONVIVENZA ANCHE IN OCCIDENTE?
    Vorrei approfittare di questa occasione per manifestare la mia vicinanza a chi è vittima e tutto il mio sconcerto e la condanna per quanto è avvenuto, il primo dell’anno, ad Alessandria d’Egitto. Un fatto sconvolgente che, naturalmente fa male ai cristiani, ma anche a tutti e che, proprio per la sua gravità, non può che interrogare ciascuno di noi. Non posso negare di essere molto preoccupato. Pur non entrando in difficili questioni di equilibri geopolitici, penso che sia ormai innegabile ed evidente che si tratti di un’ondata di fanatismo e di intolleranza che va combattuta senza “se” e senza “ma”. Il problema è come arginare questo trend. Il dialogo è, senza dubbio, uno strumento efficace e importante che abbiamo a disposizione, ma credo che occorra prendere posizione in modo molto netto, non ambiguo, esprimendo una condanna chiara. Le fedi hanno, in questo senso, una grande responsabilità e i rapporti di dialogo servono per dire con una sola voce che esistono dei limiti che non si possono, in nessun caso, oltrepassare. Bisogna affermare che non è lecito per nessuno usare il nome di Dio o la religione – le religioni – per questioni che con il credere non hanno nulla a che fare: interessi personali, di gruppo o di etnia.
    ………………
    franca

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