Nov 262010
 

Tutte le grandi religioni, durante il corso dell’anno, hanno le loro feste e i loro tempi. Anche noi cristiani abbiamo diviso l’anno in tanti spicchi che si chiamano “tempi”. In ciascuno di essi riflettiamo su qualcosa e ci atteggiamo in modo diverso.
L’Avvento che è appena iniziato, è uno di questi tempi e in Avvento ci si concentra su un atteggiamento: l’attesa.
Che cosa ci si aspetta? Niente che non sia già successo: si aspetta la nascita di Gesù.
Ma come, se è vecchia di duemila anni?
Eh si, ma bisogna tornarci. Anche la musica è antica come il mondo, ma finché non la ascolti non ti appartiene.
Stavo semplicemente pensando a questo: com’è che comincia un’attesa? Potrei dire che comincia da una notizia. Oppure che parte da un desiderio, perché noi pensiamo a un progetto e lo realizziamo, ci immaginiamo una cosa e attraverso il tempo cerchiamo di darle vita.
Ma anche questo è un secondo movimento: siamo già in levare.
In battere c’è dell’altro…
C’è il grido.
Sì, se ci pensi, ogni attesa comincia da un grido.
La bibbia è piena di grida. C’è Adamo che sta nel giardino e grida la sua solitudine: Dio gli risponde creando la donna. C’è il popolo di Israele che sta in Egitto e grida la sua voglia di libertà. E Dio gli manda Mosè. C’è Agar, scacciata da Abramo, con il piccolo Ismaele a carico, che grida la sua disperazione e Dio gli manda l’angelo.
La storia è piena di grida. Da qui comincia l’attesa, da qui comincia il cammino. Ogni cammino.
Credo che in ciascuno di noi ci sia un grido da riconoscere e da far esplodere.
Spesso invece rimane dentro, inespresso, impotente.
Per me l’attesa comincia dal riconoscere il luogo della mia sofferenza e gridarlo.
La speranza? Che qualcuno risponda. Qualcuno di noi dico, perché Dio risponde sempre mandando qualcuno a nome suo.
Da questa risposta al mio grido, comincia il cammino, e con esso, l’attesa di arrivare a destinazione. Che cosa aspetti, se quel che ti fa male dentro, non l’hai ancora detto a nessuno?

  2 Responses to “Il grido”

  1. […] questo può sembrare un toccasana può sembrare una cura, ma forse forse serve solo a reprimere un grido che uno ha dentro, a soffocarlo tra una miriade di note. Allora ho provato per qualche tempo a […]

  2. Il cammino inizia da un grido? Mi sembra un buon inizio!
    Chiediamo, gridiamo, cerchiamo… perché se non si ha niente da cercare, nulla da raccontare, nessuna meta da raggiungere, nessuno da incontrare… vale davvero la pena muoversi?

    Di contro mi chiedo, e se davvero sento un grido, cosa cavolo devo fare?
    Posso tirare dritto, che se mi sposto abbastanza in fretta, magari non mi raggiunge?
    O se mi tappo le orecchie non lo sento, e se non lo sento non esiste?
    Oppure mi fermo ad ascoltare e, allora sì, mi devo far carico anche dei casini di qualcun altro? (Ma non ne ho già abbastanza dei miei?!?)
    E se non ho niente da dire? E se invece qualcosa da dire ce l’avrei anche, ma non trovo le parole giuste?

    Un giorno un uomo saggio mi ha detto che tanti possono chiederti “come stai?” ma pochi sono in grado di sopportare il peso della risposta…
    Beh, sono certa che ascoltare il grido degli altri non sia cosa banale.
    Per fortuna, però, non siamo soli: c’è sempre qualcUno in ascolto! LUI ci allungherà la mano.

    Io non so se fare del mio meglio possa essere abbastanza. Probabilmente NO. Sicuramente c’è di più.
    Ma se proprio vuoi gridare, dillo a me… poi qualcosa mi inventerò! (e confido nel fatto che LUI ci allungherà la mano!)

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